Sui figueiri hanno segnalato questo interessante post di un non-gamer che dice la sua sulla Games Week. Si tratta (se non ho capito male) di un esperto di social media marketing, e in quanto tale la sua attenzione è stata attirata dal potere mediatico/messianico delle gamer-celebrità, gli youtuber per primi ovviamente.

QuoteIl mondo dei gamers è popolato di tribù: ogni gioco, una tribù. Età, dai 10 ai 30 il nocciolo duro, poi tanti «vecchi-giovani». Ogni gamer può appartenere a più tribù, ma ci sono anche «assolutisti» per scelta e/o per convenienza: di solito gli assolutisti hanno canali YouTube — tutti hanno canali YT, curati e lucidati come una chiesa cattolica alla domenica, in questo mondo, mentre gli altri social sono solo «di appoggio» — in cui aizzano le folle: hanno capito che dove scorre il sangue scorrono anche le Views (l’unità monetaria di questo mondo, assieme al numero dei sottoscrittori del proprio canale). Ogni tribù ha un proprio stregone: lo youtuber di riferimento, il capopopolo che ha fatto fortuna, che fa alzare grida, e braccia smartphone-munite agli eventi improvvisati della GamesWeek (altro che noi-voi influencer da quattro soldi, qui ci sono ragazzini che muovono le masse *fisicamente*, che firmano autografi, che riempiono padiglioni della Fiera di Milano).

Un passaggio in particolare mi ha molto colpito:

QuoteSul palco dell’Arena alla Games Week ieri c’erano tizi che non avevo mai sentito nominare, e a ogni annuncio mille persone correvano, spingevano, si accastellavano, si impiramidavano per prendere un posto da cui vederli: gente da 500.000 iscritti ai loro canali: roba da far morire di eutanasia i canali aziendali che hanno meno spettatori che dipendenti. E ognuno aveva qualcosa come milioni e milioni di visite ai loro video: fanno più viste questi che la home del Corriere della Sera, in un giorno.

In altre parole, c’è gente che (se non ho capito male) s’è costruita una professione con a curriculum pagine da qualche dozzina di iscritti, e questi ragazzini/celebrità invece smuovono – letteralmente – le masse, eppure non si rendono conto del potere che hanno. Qualcuno che però se ne rende conto c’è:

QuoteLa scalata al successo non è facile, come al solito chi è partito con anticipo è diventato una star difficilmente contendibile: l’effetto San Matteo («a chi ha, verrà dato, a chi non ha, verrà tolto») è la norma, tanto più quando si sono inserite vere e proprie agenzie di PR che comprano visibilità per i top gamer e vendono sponsorizzazioni (per esempio, quella di un certo Luca Casadei che non avevo mai sentito nominare). Questi gamer hanno già le digital PR nel DNA, e le agenzie sono i loro broker, che «comprano» gli emergenti per «rivenderli» come influencer.

Trovate tutto qui:
http://www.minimarketing.it/2014/10/chi-sono-i-gamers-un-divertente-viaggio-negli-inferi.html

Fonte:
https://www.facebook.com/groups/vidfig/permalink/10153381396664848/